11 aprile 2014

Arbitro cornuto, CSM, leggende metropolitane, sistemi elettorali, Gargantua: elogio del sorteggio

Mi sono divertito a leggere sulla rete il dibattito sui metodi di designazione arbitrale. Tra i temi ricorrenti il mitico scudetto dell’Hellas Verona della stagione 1984-1985, che ricordo bene perché fu forse il primo campionato che seguii con una certa attenzione (ancora indeciso se propendere per l’Inter o legare le mie gastriti domenicali al Bologna, come infine ho fatto irrevocabilmente).

La squadra era fortissima e ben allenata, ma secondo alcuni il campionato non avrebbe avuto quell’esito se le designazioni degli arbitri non fossero state a sorteggio (non integrale). Metodo poi abbandonato – salvo sporadiche eccezioni – a vantaggio della designazione.

Il dibattito mi sembra ben sposarsi a quello – pur non parimenti appassionante e non altrettanto importante – sui componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e, in particolare (ma non solo), sul sistema di elezione dei sedici componenti togati (non concedendo che debbano esistere quelli laici e quelli di diritto).

Mi sembra che il metodo del sorteggio si presterebbe a conferire dignità all’organo che dovrebbe garantire l’indipendenza della magistratura, mentre oggi ne attesta ufficialmente la politicizzazione. Di più, perché non  sorteggiare anche i componenti degli Ordini professionali (concedendo che abbiano ancora senso)?

Del resto il giudice di Gargantua non decideva a sorte tirando i dadi?

Mi fa piacere se mi scrivi. In privato, sarà fuori moda ma a me piace così