18 maggio 2014

Ode alla collega Celimene da un inguaribile misogino

Celimene Celimene, fuggi con me

Cara Celimene,

se ti capitasse, in via del tutto casuale, di sorridere, seppure impercettibilmente, ad un collega di sesso maschile (perché sorridere al giudice e/o ad un cancelliere ti viene molto più spontaneo), magari nelle prime ore della giornata, tu non pensare di avere per questo minato irreversibilmente la tua credibilità di donna avvocato;

se ti capitasse, involontariamente, di rilassare i muscoli maxillofacciali che provocano rigidità alla tua mascella, tu non pensare di avere per questo dato un segnale di incompetenza;

se ti capitasse, costretta da spiacevole causa di forza maggiore, di lasciare a casa il tacco 12 (o lo stivale) e di doverti accontentare di una modesta ballerina, tu non pensare per questo di avere alzato bandiera bianca alle pretese della controparte;

se ti capitasse, per avversa decisione divina, di non presentarti in tailleur rosso fuoco ad una riunione di lavoro, ma con camicetta e gonna lunga, considera che sarai comunque ascoltata e giudicata per quello che fai e dici;

se ti capitasse, per infelice congiunzione astrale, di dover abbandonare il push up evidenziando così l’ordinaria seconda o l’aborrita prima, considera che: (a) ci sono estimatori della seconda e financo della prima, (b) non ti presti al gioco subdolo dei colleghi e dei giudici imbecilli che fissano le tue tette come fossero le prime che vedono e le ultime che vedranno, (c) se non altro, non dovrai assistere allo spettacolo della bavetta che scende loro dalla bocca, e, soprattutto, (d) indurre in tentazione è l’anticamera dell’inferno;

se ti capitasse, a causa del destino cinico e baro, di non poterti fare il bagno con l’ultimo costoso Chanel, considera che potresti risultare simpatica e persino di strappare condizioni migliori in una transazione;

se ti capitasse, colta da improvvisa follia, di uscire senza vertiginosa scollatura, ricordati che i matrimoni sono una cosa, le udienze un’altra, e che è più facile che tu partecipi al primo come protagonista se segui la vecchia regola del nutrire l’immaginazione coprendo;

se ti capitasse di parlare al tuo collega di sesso maschile – magari più giovane di te – senza guardarlo con sufficienza, considera che il confine tra averla d’oro e di legno è labilissimo;

se ti capitasse, per un solo dannatissimo istante, di dimenticarti di dover sempre dimostrare qualcosa a qualcuno, ricordati che nessuno mette in dubbio che se sei arrivata fin qui potresti anche essertelo meritato e che soprattutto il mondo, oggi più che mai, è delle donne (purtroppo);

se ti capitasse tutto questo, forse, scopriresti con tua sorpresa che sei più attraente e seducente;

tuo,

Alceste

Mi fa piacere se mi scrivi. In privato, sarà fuori moda ma a me piace così