27 aprile 2014

Se non puoi uccidere l’imprenditore, tu accerchialo, logoralo, sfiniscilo

A cosa serve l'imprenditore? le incrostazioni che ci fanno tuttora odiare la figura

Nel cicaleccio vacuo dei media due sono i modi perché ci si dimentichi di qualcosa di veramente importante: che se ne parli troppo o che proprio non se ne parli (leggi alla voce “Il passato di un’illusione” di Furet). Sarà quest’ultimo il destino della confessione del maresciallo della Guardia di Finanza pubblicata sul quotidiano “Libero” venerdì 26 aprile, che in realtà è il grido di dolore o, più pragmaticamente, il conato di vomito di una moltitudine di onesti servitori dello Stato (sia detto con rispetto e senza retorica, ma soprattutto senza antiretorica che è peggio della prima).

Ne consiglio la lettura integrale alla pagina

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11601263/Confessioni-di-un-finanziere–.html

e mi limito a citare questo passaggio: “Per noi è piuttosto semplice fare un rilievo visto che siamo aiutati da questa legislazione astrusa e abnorme, spesso contradditoria e conflittuale. Nel nostro Paese è quasi impossibile essere in regola e per chi lo sembra ci prendiamo più tempo per spulciare ogni carta. Infatti se una norma può apparire favorevole all’imprenditore, c’è sicuramente un’altra interpretabile in maniera opposta. E in questo ci aiuta l’oceanica produzione di sentenze, frutto di un eccessivo contenzioso. Un contratto, un’operazione possono essere interpretati in mille modi e alla fine trovi sempre una sentenza della Cassazione che ti permette di poter fondare un rilievo su basi giuridiche certe. Questo è il Paese delle sentenze”.

La confessione va letta insieme

– al post (e ai relativi commenti) sul blog dell’Istituto Bruno Leoni, con lo sfogo, per la verità encomiabilmente sobrio, sull’avventura kafkiana di tre startupper:

http://www.leoniblog.it/2014/04/26/volevo_solo_vendere_grattachecca-di-daniele-mandrioli/

– e al report della CGIA di Mestre sulle alle principali attività di controllo che gravano sulle imprese e sugli enti accertatori:

http://www.cgiamestre.com/2014/04/burocrazia-sulle-imprese-gravano-97-controlli/

In questo contesto, che imprenditori e consulenti conoscono bene, la questione prima ancora che politica, economica e giuridica è a mio avviso culturale. Non possiamo pensare che qualcosa cambi se ancora siamo incrostati di cultura marxista che considera l’imprenditore (per alcuni il “padrone”) uno sfruttatore, un evasore, un ladro.

Nel mio piccolo ho pensato che il payoff del sito Internet dello Studio Iusgate, di prossima pubblicazione dovrà essere “Avvocati per l’imprenditore” e non “Avvocati per l’impresa”. Non si tratta di captatio benevolentiae, ma intimo sentire.

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Mi fa piacere se mi scrivi. In privato, sarà fuori moda ma a me piace così