Lo confesso: sono un avvocato represso, non ci posso fare nulla, ormai sono rassegnato. Soffro pure di sdoppiamento di personalità … insomma bisogna che mi curi e per curarmi seguo l’ABC della psichiatria: metto per iscritto le mie frustrazioni, per elaborarle e guarire (forse).

Da cosa dipende?

Sono represso perché al termine dell’anno, dopo gli ennesimi seminari in materia di contrattualistica ad imprenditori italiani (in house e no), scopro che le condizioni generali di contratto (di vendita prima di tutto, ma anche, perché no, di acquisto) restano un mito che si conosce ma che si lascia volentieri a fluttuare nel mondo astratto … salvo poi ammettere che sì effettivamente la controparte estera invia regolarmente insieme all’ordine anche un foglio strano, spesso scritto in corpo 7 – a cui non si dà troppo peso …

Soffro di sdoppiamento di personalità perché da una parte avrei voglia (non necessariamente in alternativa):

di farmi prendere da crisi isterica nella speranza di essere preso sul serio, perché se resto serio non vengo preso in considerazione,
di chiedere a bruciapelo: ma quanto cavolo credete che vi costino delle condizioni generali predisposte con l’assistenza di un legale,
e dall’altra sono umanamente vicino al piccolo-medio imprenditore italiano, e quindi mi ripeto che devo trovare gli strumenti che siano in grado di convincerlo, perché la questione è culturale.

Nel mio post La ballata del recupero dei crediti … evviva “quelli del commerciale” ho provato a dare una visione dal punto di vista dei commerciali, ora provo ad ampliarla.

In sostanza, rispondo alla domanda: escludendo gli aspetti giuridici, le condizioni generali portano utilità all’azienda?

I concetti che mi interessano sono due: organizzazione e comunicazione.

Organizzazione.

La predisposizione e l’aggiornamento delle condizioni generali (di vendita e di acquisto, almeno) costituisce un’opportunità insostituibile di confronto all’interno dell’azienda, di individuazione di prassi e procedure efficienti e di valorizzazione del capitale umano, ecco perché parlo di assistenza nella predisposizione delle condizioni generali.

Esagero? sono convinto di no.

Quante volte ho visto smorfie di sufficienza e di insoddisfazione quando non di recriminazione nei visi dei partecipanti, non perché avessi detto particolari castronerie (almeno non credo), bensì perché riconoscono che la funzione aziendale (amministrativa, logistica, per dirne due) consente loro di individuare palesi lacune e inefficienze, ma allo stesso tempo ne impedisce la correzione in quanto il nodo della questione risiede nelle soluzioni – non emendabili – adottate a monte (guarda caso, commerciali), sulle quali l’imprenditore medio italiano non ha spesso alcuna intenzione di intervenire. Non solo: a quella funzione nevralgica non corrisponde un pari peso nell’organigramma.

L’efficienza aziendale a lungo termine non si mantiene se tutti i componenti non sono responsabilizzati e sono messi nella condizione di fare emergere criticità, disfunzioni, inefficienze e di proporre le proprie soluzioni, non davanti alla macchina del caffè.

Propongo che il contesto aziendale sia la predisposizione e/o l’aggiornamento annuale delle condizioni generali. Questa fase deve rappresentare una scusa per oliare i meccanismi e valorizzare l’esperienza di tutti. In questo senso deve cambiare anche l’approccio dell’avvocato, non protagonista ma assistente che maieuticamente fa emergere tutti gli ingredienti e gli elementi che devono trovare spazio nelle condizioni generali.

I benefici sono enormi e immediati. Valgono mille corsi di team building.

Tornerò in un prossimo post su questo punto.

Comunicazione.

Oggi che il biglietto da visita serve sempre meno … le condizioni generali rappresentano un indispensabile strumento di comunicazione per le aziende italiane.

Le ragioni sono essenzialmente due.

Per il solo fatto di averle – in un panorama italiano nel quale scarseggiano – l’impresa (e l’imprenditore) si distingue e si pone al livello delle proprie concorrenti estere e soprattutto parla lo stesso linguaggio del proprio cliente, il cui ragionamento potrebbe essere: “se non le ha non è un’azienda seria”, e ancora: “se non le ha vuol dire che è impresa non attenta alle questioni giuridiche e quindi me ne posso approfittare”. Sono ipotesi remote? forse sì, ma vogliamo correre questo rischio? in sostanza che l’impresa ne sia dotata o meno, le condizioni generali – indipendentemente dal contenuto – costituiscono a tutti gli effetti comunicazione aziendale, nel bene e nel male.

Il contenuto delle condizioni generali non dovrebbe essere un collage di clausole valide per tutti, ma, almeno per alcune clausole (in particolare, consegna, garanzie, responsabilità), uno strumento per perseguire la propria distinzione, la propria vocazione aziendale e, come dicevo nel precedente post, anche per aprire la strada all’opera dei commerciali. Purché – ribadisco – nascano dall’azienda.

Sono stato più prolisso del solito, ma avevo bisogno di sfogarmi.

Buone condizioni generali a tutti.