04 novembre 2014

Autoregalo di compleanno: forza e reciprocità, 4 novembre, non a caso

Parola negletta colpa manifesta: reciprocità

La questione dei nostri marò conferma che nei rapporti internazionali (non solo) l’uso della forza (militare, politico o economica) e l’applicazione del principio di reciprocità non possono essere escluse apriori a vantaggio della via giuridico-diplomatica. Non solo: mantenendo il confronto sui profili processuali (che non scaldano l’opinione pubblica e i governi), si sono dimenticate le ragioni e si è persa la guerra mediatica. 

L’India non ha mai nascosto di fare un uso politico della vicenda, forte della propria posizione di forza, illegittimamente acquisita. Occorreva e occorre giocare sullo stesso tavolo con le stesse armi, a cominciare dal minacciare il ritiro dei nostri militari dalle missioni di pace, dal rifiuto a contribuire a missioni internazionali e al bilancio dell’ONU (et similia). Dovevamo e dobbiamo fare come il bimbo che quando perde a calcio si porta via la propria palla. Misura antipatica, ma efficace, perché tutti poi lo blandiscono.  

Peggio: si è contravvenuto e si contravviene alla prima regola di etica militare: non si lasciano i propri uomini sul campo, vivi o morti. Tanto più non li si rispedisce indietro, con pericoloso dietrofront, approfittandosi del senso del dovere che li anima.

La vigliaccheria non paga. Mai. Abbasso il diritto. Onore a Latorre e Girone.

Mi fa piacere se mi scrivi. In privato, sarà fuori moda ma a me piace così